La riabilitazione visiva virtuale nacque quasi per caso nel 1991.
In seguito alla richiesta del prof. Cucco di Palermo, all’epoca presidente dell’A.P.I.M.O. il dott. Paolo Limoli, allora medico oculista neospecializzato che si occupava di bassa visione presso il Centro Studi Ipovisione del Pio Albergo Trivulzio, celebre cronicario milanese, si impegnò a scrivere una monografia sull’argomento da presentarsi per quell’anno al convegno dell’A.P.I.M.O.
All’epoca l’argomento era ancora più marginale di oggi e i pazienti maculopatici non avevano terapie al di fuori della fotocoagulazione argon laser, che lasciava residui funzionali talmente bassi da entrare a pieno titolo nella categoria dei ciechi legali.
Allora, per far conoscere la portata del problema ipovisione, Limoli, utilizzando un Macintosh MAC II, rappresentò visivamente scotomi, amputazioni del campo visivo, campi tubulari e il loro impatto sulla lettura.
Il virtuale allora era un concetto molto remoto, ma di fatto la rappresentazione della visione su una piattaforma informatica poteva essere definita a pieno titolo virtuale.
Il computer consentiva di modificare con velocità le dimensioni dei caratteri fino a che il nostro paziente virtuale cominciava a percepire il significato del testo. Si poteva limitare il campo di lettura con quello permesso dai sistemi in dotazione per comprendere se il nostro paziente poteva leggere con quel dato sistema. Insomma l’intuizione che il fenomeno ipovisione poteva essere svelato dall’utilizzo di tecnologie allora ancora embrionali.
Il lavoro venne presentato l’anno successivo a Parigi in occasione del 14° Conferenza Internazionale dello IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers, Inc.), Enginering in Medicine and Biology Society nell’ambito di “Innovations in Biomedical Engineering in the Year of the European Unified Market”. Il lavoro venne intitolato “Virtual visual rehabilitation” e fu realizzato dallo staff del Centro Studi Ipovisione del P.A.T. di Milano
Iniziarono in quegli anni una serie di verifiche che sfociarono prima nella presentazione in Olanda nel 1993, in occasione della conferenza internazionale Vision 93 col titolo “Virtual Visual Rehabilitation. An integrated computer model of visual system for analysis and rehabilitation of low vision patient”; poi nella presentazione, nel 1995 a Milano, in occasione del X Congresso della Società Oftalmologica Europea, dal titolo “Virtual Visual Rehabilitation. Reliable for assessing the visual system in low vision patients?” .
L’ipovedente poteva avvalersi di una nuova tecnica diagnostica estremamente innovativa che avrebbe potuto rendere la sua riabilitazione più veloce, precisa e meno frustrante.